Mostra: 71 - 75 of 125 RISULTATI
indipendence_day
Europa No Justice For All Politica&Società Web

l’Europa dei separatisti

L'Europa dei separatisti
L’Europa dei separatisti

In Europa, le Fiandre, la Vallonia, la Galizia, i Paesi Baschi, l’Occitania e ne salto molti, (vedi foto grande) vogliono secedere dai propri Stati di appartenenza ma non possono. Il diritto internazionale non contempla questo tipo di autodeterminazione dei popoli (cosiddetta Autodeterminazione interna) Un ritorno al Medioevo. Ma dove sta scritto che dove c’è una nazionalità debba corrispondere per forza uno Stato indipendente e sovrano? In Europa abbiamo bisogno di ulteriori Stati?
Inoltre l’Europa separatista cancellerebbe ogni sogno federale per i veri europeisti.

Immagini collegate:

leopoldolopez
No Justice For All SudAmerica Video

otra vez

Ci risiamo. Un’altra volta. Ieri mattina Leopoldo Lopez e Antonio Ledesma sono stati nuovamente arrestati. In un primo tempo non si sapeva dove fossero stati condotti. Adesso si sa che entrambi sono rinchiusi nel penitenziario di Ramo Verde.

Ledezma era stato arrestato nel 2015, accusato di cospirazione e associazione a delinquere. Dopo aver scontato due mesi nel carcere militare di Ramo Verde, gli sono stati concessi gli arresti domiciliari, anche per motivi di salute. Non è mai stato svolto alcun processo in questi due anni e mezzo e ieri è stato nuovamnete arrestato e prelevato dalla sua abitazione in pigiama.

Leopoldo Lopez invece fu arrestato nel 2014 con l’accusa di istigazione alla violenza di piazza. Finalmente lo scorso 8 luglio, gli furoni concessi gli arresti domiciliari. Qualche giorno dopo Lopez con un video volle ringraziare tutti quelli che gli diedero appoggio a cominciare dalla moglie Lilian Tintori e denunciò le torture subite in carcere e la violenza che ancora oggi sta subendo il popolo venezuelano. Ieri, il nuovo arresto, giustificato con il fatto che i due, Lopez e Ledesma avessero un piano di fuga per lasciare il paese.

In Italia non fa clamore, l’ennesimo arresto dei due leader dell’opposizone. Dopo il voto farsa per riscrivere la Costituzione da parte di Maduro, esponenti dei comunisti italiani e idioti anti-USA non se la sentono di appoggiare i leader dell’opposizone, anzi li bacchettano come golpisti, fascisti, qualcuno dice che ci vuole dialogo, ma non si sognano di delegittimare un governo votato dal popolo ad un anno dalla fine del mandato. Inutile ricordare che tanti dittatori nella storia ebbero il voto del popolo per andare avanti ed ottenere fiducia, per esempio quello più famoso coi baffetti. Ma quanti morti deve ancora sopportare il Venezuela per capire che il governo Maduro da almeno due anni si comporta come un regime?

Il mandato del governo scade nel 2018 ma Maduro lo scorso anno ha prontamente annullato ogni futura elezione con la scusa che il Venezuela stava vivendo un momento di emergenza. Adesso con la Costituente si riscriveranno regole per bloccare l’attività del Parlamento e della Procura, quel Parlamento, che nel 2015 aveva visto trionfare il partito dell’opposizione con una netta maggioranza ma che sempre più in un sistema presidenziale passa in secondo piano è stato spogliato dei suoi poteri.

L’arresto dei due leader dell’opposizone conferma l’intenzione di Maduro di cercare la repressione totale contro chi proverà a mettersi contro di lui. Le violenze da più di due anni non sono mai terminate. I morti sono all’ordine del giorno. L’inflazione è ormai incontrollabile (800%) e questo genera fame. Nei negozi non si trova più niente. Il Venezuela è fra i primi produttori di petrolio al mondo ed è riuscito ad indebitarsi fino a collassare. I sostenitori di Maduro sono arrivati persino ad aggredire deputati dell’opposizione, all’entrata del Parlamento. Sulle strade le squadre della morte in motocicletta, e la Sebin, la polizia segreta, dettano legge, la loro legge, quella della violenza.

Immagini collegate:

jan_palach_jan_zajic
Europa No Justice For All Politica&Società Primi_Piani Repubblica Ceca

Jan in Praga

Jan Palach e Jan Zajic

Jan Palach e Jan Zajic, erano due studenti universitari che sacrificarono la loro vita per la libertà. Si uccisero con un gesto clamoroso, si diedero fuoco in protesta contro l’invasione sovietica nell’allora Cecoslovacchia. Morirono a distanza di poco più di un mese, il 19 gennaio 1969 Palach, il 25 febbraio Zajic.

Fra gli appunti di Palach che furono ritrovati ce ne fu uno che diceva così: “Poiché i nostri popoli sono sull’orlo della disperazione e della rassegnazione, abbiamo deciso di esprimere la nostra protesta e di scuotere la coscienza del popolo. Il nostro gruppo è costituito da volontari, pronti a bruciarsi per la nostra causa. Poiché ho avuto l’onore di estrarre il numero 1, è mio diritto scrivere la prima lettera ed essere la prima torcia umana. Noi esigiamo l’abolizione della censura e la proibizione di Zpravy. Se le nostre richieste non saranno esaudite entro cinque giorni, il 21 gennaio 1969, e se il nostro popolo non darà un sostegno sufficiente a quelle richieste, con uno sciopero generale e illimitato, una nuova torcia s’infiammerà“.

Di Zajic invece fu ritrovata una lettera ai suoi cari: “Mamma, papà, fratello e sorellina! Quando leggerete questa lettere sarò già morto o molto vicino alla morte. So quale profonda ferita provocherò in voi con questo mio gesto, ma non preoccupatevi per me… Non lo faccio perché sono stanco della vita, ma proprio perché la apprezzo. E la mia azione ne è forse la migliore garanzia. Conosco il valore della vita e so che è ciò che abbiamo di più caro. Ma io desidero molto per voi e per tutti, perciò devo pagare molto“.

Jan Palach
Jan Zajic

 

V I D E O

– L’insostenibile leggerezza dell’essere.
– Burning Bush -. Il fuoco di Praga di Agnieszka Holland (miniserie tv)

L E T T U R E

– L’insostenibile leggerezza dell’essere
– La primavera di Praga. 1968: la rivoluzione dimenticata di Enzo Bettiza
– Alexander Dubcek e Jan Palach. Protagonisti della storia europea di Francesco Leoncini

Immagini collegate:

rivolta_ungheria
No Justice For All Politica&Società Primi_Piani Web

Imre Nagy

Imre Nagy
Imre Nagy

Il 4 novembre 1956 le truppe sovietiche entrarono a Budapest. Nagy che era stato nominato Primo Ministro (mantenne la carica per 13 giorni) fu costretto a rifugiarsi nell’ambasciata jugoslava non prima di lanciare un messaggio alla radio:”Qui parla il Primo ministro Imre Nagy. Oggi all’alba le truppe sovietiche hanno aggredito la nostra capitale con l’evidente intento di rovesciare il governo legale e democratico d’Ungheria. Le nostre truppe sono impegnate nei combattimenti. Il governo è al suo posto. Comunico questo fatto al nostro paese e al mondo intero“.  Successivamente il 22 novembre viene convinto a consegnarsi previa rassicurazioni ma venne imprigionato e condannato a morte per impiccagione il 17 giugno 1958.

Immagini collegate: