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India

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Indian family

Dopo alcune notti trascorse a Belgrado, ho affrontato due giorni di viaggio per arrivare a Chennai, il nuovo nome dato a Madras. Si, proprio due giorni perché non ho trovato altre possibilità a meno di non pagare sui cinque mila euro, fatto che mi è sembrato un po’ eccessivo considerando che questo viaggio già dura poco di suo. Si tratta infatti di due settimane scarse, ma ho deciso di farlo adesso invece che a luglio, dove ho più tempo ma anche dove le temperature diventano davvero proibitive. Si parla sempre di India anche a fine dicembre, quindi ci sono trenta gradi pure adesso e pure adesso c’è quel caldo umido fastidioso già incontrato nel sud-est asiatico. Ma questi sono dettagli, sono il contorno di un qualsiasi viaggio. Dopo una sosta a Istanbul e a Muscat capitale dell’Oman, vado ad Abu Dhabi negli Emirati arabi uniti e poi a Mumbai con la compagnia aerea Ethiad ed è lì che rischio qualcosa. Al gate per Abu Dhabi mi chiedono il visto indiano dato che avrei proseguito con Ethiad fino a Mumbai, la vecchia Bombay. Il mio visto indiano pagato online 75€ circa, prevedeva dal momento dell’entrata in India trenta giorni di permanenza. Il problema sorge perché il documento che sia chiama Eta (Electronic Travel Authorization) è stato emesso il 26 novembre e scadeva il 26 dicembre, il giorno che io entravo in India. Questo fatto agli amici dell’Ethiad non andava bene e quindi mi hanno fatto aspettare un po’nella fase del pre-imbarco. Hanno chiamato il loro supervisore, dicevano che avrebbero chiamato pure l’aeroporto di Mumbai, forse lo hanno fatto perché uno di loro dopo una ventina di minuti, si rivolge all’altro e gli dice ok, e finalmente mi fanno scendere al piano di sotto dove avrei aspettato il vero imbarco per l’Oman. Avvisaglie che tutto facile non poteva essere. Peraltro io già sapevo che sarei arrivato a Mumbai tardi, alle 7 di sera e l’altro volo, quello che mi serviva, quello per Madras, partiva alle 9. Ecco appunto, tutto di corsa, perché non lo so. Non avrei voluto. Arrivo a Mumbai e come successo all’aeroporto di New Delhi, capisco che non si può essere in transito in India senza passare per i controlli dell’immigrazione. Perché? Boh! C’è una sola indicazione, “All transfers” e quindi vado di corsa con due zaini verso la “zone” dell’immigrazione. Sono fortunato, non c’è molta gente anche perché il volo da Abu Dhabi era quasi soltanto di indiani che ritornano a casa per le vacanze. Sbrigo la situazione del visto e corro verso i bagagli che non avevo ma si passa da lì per fare il controllo dei bagagli. Ancora? Di nuovo! Fatto questo si risale sopra come se fossi entrato adesso in aeroporto. Quindi c’è la zona dei check-in e poi si va al gate. Ma cosa si deve fare prima del gate? Ecco appunto! L’immigrazione. Una fila infinita. Si potrebbe impazzire in viaggio.

Alla fine sono riuscito ad arrivare a Madras o meglio Chennai. La scorsa estate ero già stato ore ed ore dentro l’aeroporto di New Delhi e non avevo avuto buone sensazioni. Gli indiani mi sono sembrati in quel frangente una copia fatta male degli italiani, lenti, furbi o almeno questa è stata la mia impressione in quelle poche ore. E quando ci parli loro fanno finta di non capire. Adesso che sto vivendo la vita indiana per più tempo la situazione non sembra essere cambiata ma si sono aggiunti altri tipi di indiani, simpatici e gentili. L’unico aspetto uguale rispetto all’ultimo contatto con gli indiani sono i controlli di polizia in aeroporto. Gli agenti di polizia che mi fanno perdere tempo mentre ho un altro volo su cui devo imbarcarmi. Loro che si meravigliano se ho delle caramelle, se ho la batteria di riserva della fotocamera, insomma cose per cui neanche si dovrebbe discutere ed io che mi sono prestato a spiegare  la vita a questi due agenti di polizia con l’educazione che può avere una persona normale che sta per perdere un volo. Per anni i nostri carabinieri sono stati presi in giro per nulla. Rivalutiamoli.

Il cibo per gli indiani è sempre piccante. E lo è sin da piccoli. Tutti i bambini vengono abituati a distruggersi lo stomaco con salse piccantissime e riso, fatto che non cambia da adulti, ed ecco perché tanti problemi all’intestino per gli indiani. Ma ecco perché tanti turisti poi si collassano perché non sono abituati a mangiare così piccante. Bisogna immergersi nella cucina indiana con calma, gradualmente. Poi chiaramente bisogna sempre stare attenti a bere l’acqua. Non bere proprio acqua non confezionata. Viva i prodotti industriali. Attenzione pure all’insalata se lavata con acqua infetta.

Altra particolarità di questa parte del mondo è la mancanza della carta igienica nei bagni. Anche negli hotel ma non in tutti. C’è un tubo con un forte gettito di acqua per pulirsi. Da qui il fatto che gli indiani non ti danno mai la mano sinistra per salutarti.

Riguardo la pulizia. Non ho trovato tante differenze con il sud est asiatico. Strade sporche, gente sporca, gente collassata per terra che implora la salvezza. Non mi sono sorpreso molto. Alcuni li trovi l’indomani in stazione a chiedere soldi. Risorti. Come nuovi. Normalità in questo mondo. Penso al mio amico extracomunitario Ibrahim che qualche giorno fa mi disse “l’India non mi vedrà mai, possono farsela…” ok chiaro il punto Ibrahim, e non posso darti torto nel senso che è legittimo non apprezzare l’India per quel che riguarda l’igiene ma esiste anche un’altra India che merita di essere conosciuta; soltanto che gli indiani sono tanti e i poveri che vivono per strada pure e quindi ciò che risalta di più saranno sempre questi aspetti, specialmente nelle grandi città ma ancor di più nei piccoli centri. Invece nei villaggi dove si dovrebbe e si potrebbe vivere con più rispetto per la natura circostante, non si vive così ma si vive anche peggio che in città. Non esiste alcuna raccolta differenziata. Tutto si accumula e poi le si dà fuoco. A Palermo fanno pure così. Non mi sorprende. E più gli spieghi che non si deve fare, che bruciando crei più danni loro ti guardano, poi ti sorridono e poi ritornano a fare quello che non dovrebbero fare. Quando si dice, fai l’indiano, ora capisco.

Arrivederci India, sento che voglio scoprirti ancora.

++++++UPDATE++++++

La situazione treni in India è preoccupante. Troppo spesso ci sono incidenti ma anche troppa gente, e treni che hanno un’abitudine stupida, quella di non fermarsi alle fermate nei piccoli centri, ma di rallentare. Quindi per chi sale o deve scendere dal treno ancora in movimento, tutto diventa all’improvviso pericoloso. Altra caratteristica indiana riguarda la polizia che usa un bastone, niente armi e manganelli.

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