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Dopo due anni di scetticismo, a volte smisurato e privo di ogni logica, uno dei top del futbol mondiale arriva alla Juventus con buona pace di tutti i tifosi e occasionali ma anche di Marotta che è riuscito a portare a casa un pezzo da novanta creando parecchio entusiasmo in un ambiente pieno di pessimismo in materia di top player.
Evidentemente gli acquisti di Barzagli, Lichtsteiner, Pirlo, Vidal , Pogba, non sono serviti a dare fiducia all’ambiente. Ci voleva il colpo grosso. Eccolo! Ma intanto qualcuno ancora parla di aggiungere alla rosa, Ibra, il traditore, lo svedese bosniaco, quello che, all’indomani della serie B, preferì scappare a Milano, sponda Inter, si quelli lì, quelli del tronchetto e di moratti dentrifradici, per poi girovagare un po’ per l’Europa, passando per Barcellona, Milan e Psg. Mai più Ibra per carità, anche perchè ci rovinerebbe il gioco. Lui accentratore, creerebbe squilibri pure all’interno dello spogliatoio.
Invece Carlos Tevez, alias Apache, per via della sua provenienza da El Ejército de los Andes, barrio soprannominato Fuerte Apache, della città di Ciudadela, cittadina di circa 100 mila abitanti nella Grande Buenos Aires alle porte della Capitale federale, è la nuova stella bianconera. E’ il futuro di oggi e di domani per almeno tre anni, salvo imprevisti.
Apache che vuol dire nemico, è proprio il giocatore che serviva alla Juve. Antonio Conte lo vede perfetto in coppia con Llorente. Da Bendtner-Anelka, siamo passati a Tevez-Llorente.
Di Apache, la classe, la forza e i suoi gol sono un dato di fatto e parlano per lui. Oggi, si è per modo di dire, solo limitato ad un soy muy contento prima però di affacciarsi sul balcone della sede bianconera con la maglia numero 10. Ebbene si, è lui, il nuovo diez della Juventus. Magari il carattere non sarà quello di un chierichetto ma sapendo dove è nato Carlos, per lo meno si capisce e un po’ si giustifica la sua forte personalità. Lui stesso ha sempre detto che il calcio gli ha salvato la vita, altrimenti sarebbe diventato un delinquente. A Fuerte Apache, devi imparare ad essere un duro sin da piccolo. Ed il piccolo Carlos lo ha capito ben presto quando da si rovesciò un pentolone di acqua bollente che gli ustionò la parte destra del collo. Due mesi di degenza in ospedale. Il segno di questa disavventura, gli è rimasto e lui stesso non ha voluto toglierla perchè, dice, fa parte di lui.
Tutto iniziò dalle giovanili dell’All boys, dove ancora si chiamava Carlos Martinez, con il cognome del padre, poi cambiato in Tevez, per potersi trasferire al Boca Juniors, visto che l’All Boys rifiutava il trasferimento. Carlito era già una stella, dal 1996, cominciò la sua avventura con los xeneizes fino al 2001, anno del suo esordio in prima squadra. Nel dicembre 2004, lascia il Boca, per approdare al Corinthias, a San Paolo, un solo anno prima di attraversare l’oceano verso Londra: West Ham, gli hammers. Anche qui a salvezza raggiunta, viene acquistato dal Manchester United, la storia del calcio inglese. Qui resta due anni, ma il suo rapporto con Sir Alex Ferguson non decolla, nonostante molti successi, fra cui Premier e Champions.
Nell’estate del 2009, sceglie l’altra parte di Manchester e vi resta quattro stagioni, e riesce a sfatare la maledizone di Ferguson che affermò che finchè c’era lui allo United, il City non avrebbe vinto il titolo. Ma non aveva fatto i conti con Tevez, che nel 2012 vince il titolo con i citizens, dopo essere stato messo fuori rosa da Mancini, nella parte iniziale della stagione, per essersi rifiutato di entrare in campo in una partita ormai persa contro il Bayern Monaco.
L’ultima stagione non fu una grande stagione né per Tevez né per il City. Tevez chiude comunque con 17 gol stagionali fra campionato e coppe varie. In totale in quattro anni realizza 74 reti in 188 presenze.
Il 26 giugno 2013 firma per la Juventus, un triennale, ed indosserà la numero 10, la storia della Juventus, una maglia pesante che solo uno come Tevez, in questo momento può indossare.
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