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Immigrato in Italia
Dopo aver letto l’articolo di Giovanni Sartori (link) mi è difficile non essere d’accordo quando dice che l’Italia non è un paese di meticci. E’ la verità. Non lo è ancora. Ma è altrettanto facile essere in disaccordo non pensando che in futuro nulla e nessuno può vietare a questo paese di diventare come il Brasile o gli Stati Uniti. Per tante cose ci siamo ispirati a quei paesi oltre oceano, potremmo farlo anche per questo.
Quel libro di Sartori l’ho letto anni fa, (Pluralismo, multiculturalismo e estranei) e l’impostazione sembrerebbe quella di un razzista che parla di estranei invece che di immigrati. Ed anche qui, un po’ è vero. Avete mai visto un cinese uscire la sera con un italiano? L’integrazione non è facilissima. Anzi la piena integrazione non esiste proprio, è impossibile. Sembrano davvero estranei. E questo più riferito ai musulmani che non agli induisti, per via della separazione fra Stato e Chiesa che nel mondo islamico non esiste, la societa civile coincide con quella religiosa. Ma come ricorda Sartori nel suo libro tanto sbandierato, solo la Turchia è l’unico stato musulmano laico per volere del suo fondatore Ataturk, e neanche troppo con le politiche di Erdogan.
Ma dobbiamo fare una distinzione doverosa. Bisogna distinguere fra stranieri venuti in un secondo momento sul territorio nazionale e stranieri nati sul territorio nazionale. Non possono essere tutti uguali. Per i primi, solo il diritto può aiutare la convivenza.
Per i secondi devono essere considerati italiani a tutti gli effetti, visto che crescono, frequentano le nostre scuole, parlano la nostra lingua, “vivono” la nostra società civile in tutte le sue forme.
Ma proprio perchè non siamo un paese meticcio totale abbiamo la possibilità di diventarlo.
Il primo passo è proprio quello di garantire a chi nasce nel territorio della nazione la cittadinanza automaticamente, come diritto e non come mera concessione amministrativa.
In Francia è così da molto tempo, vabbè loro sono francesi, si sa, stanno sempre qualche passo avanti.
Ma non si può pensare di trattare gli immigrati che nascono qui come stranieri o estranei per sempre. O addirittura bloccare le frontiere o crearne altre. Se fosse per me le eliminerei le frontiere, creatrici di stati nazionali.
Nascere in un territorio, presuppone acquisire gli usi di quel luogo. L’estraneo di Sartori se nascesse in Italia, acquisirebbe le abitudini di un italiano, parlerebbe il dialetto lombardo o veneto o quello che è. E’ chiaro che questo dipende un po’ dal grado di apertura/chiusura della famiglia che lo cresce. Ma è innegabile che l’immigrato che viene a vivere in Italia o altrove in Europa è diverso dall’immigrato che nasce in Europa, pur mantenendo le tradizioni d’origine. La scuola ha un ruolo centrale in questa crescita. A meno che non vogliamo davvero creare scuole per neri. Non siamo in Alabama, Prof . Sartori, le società si evolvono naturalmente, e la nostra è destinata a crescere insieme ad immigrati che devono essere regolarizzati per forza di cose e che nascendo qui diventeranno italiani. Avremo italiani musulmani e diventeremo un altro caso come la Turchia, come Sartori descrive nel suo libro, l’unico caso di Stato musulmano e non islamico, laico per volere del Padre dei turchi, Ataturk.
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