This post has already been read 3777 times!
Faruk Hadzibegic è stato un difensore della Jugoslavia che partecipò al mondiale di Italia ’90. Fu protagonista dell’ultimo rigore dei quarti di finale contro l’Argentina di Maradona, quando avrebbe potuto eliminare i sudamericani, ed invece si fece parare il tiro e la Jugoslavia venne eliminata dalla squadra, che poi divenne finalista perdente contro la Germania in quel torneo. L’errore di Faruk forse fu il colpo decisivo per la Jugoslavia che ne decretò lo scioglimento. Quello che era riuscito a compiere Tito, cioè quello di raggruppare tutte le etnie slave sotto il nome unico della Jugoslavia, senza però istituzioni democratiche, in una falsa centralità federale, era destinata a fallire sotto i vari nazionalismi slavi. La “polveriera d’Oriente” si dissolse, creando numerosi Stati nazionali sovrani che complicarono non poco il futuro di quelle nazioni e dei suoi popoli.
Gigi Riva, giornalista e scrittore dell’Espresso, racconta la connessione fra calcio e politica, partendo dal quel fatidico rigore ed analizzando quello che era già presente in Jugoslavia, dalla crisi del modello economico comunista all’intera nazione jugoslava che non crede più nella necessità di restare unita. E così il calcio non è più rivalità ma diventa teatro di scontri etnici che preparano alla guerra negli anni successivi. Un’avvisaglia del momento delicato ci fu mesi prima del mondiale a Italia ’90. È il 13 maggio del 1990. Ad un mese dal mondiale italiano, nel campionato jugoslavo si affrontano la Dinamo Zagabria e la Stella Rossa di Belgrado, le due fomazioni più famose della Jugoslavia, e con tifoserie per nulla tranquille. La partita non si giocò mai per gli scontri fra opposte tifoserie che presagivano la dissoluzione della Jugoslavia. Boban giocatore fantasioso croato, colpì un poliziotto jugoslavo. Ancora oggi Boban afferma che fu un calcio per la libertà.
Scrivi